Cloud ed UE: le problematiche post-Brexit

Il referendum consultivo sulla permanenza o meno nell’UE, svoltosi lo scorso 23 Giugno 2016 nel Regno Unito, è una data che indipendentemente dalle ripercussioni future (sulle quali come vedremo proprio oggi vi è grande incertezza) rimarrà nella storia. Il giorno successivo al voto, le principale Borse europee ed internazionali avevano già accusato il colpo (si era scommesso sulla vittoria del permanenza nell’UE) incassando pesanti cali a doppia cifra. Lo stesso establishment del Regno Unito ha subito uno scossone con le immediate dimissioni di Cameron e, ieri, del leader Ukip Nigel Farage: chi si assumerà la responsabilità di negoziare i termini dell’uscita dall’UE?

Se si guarda al mondo ICT ed al cloud computing, settori in crescita anche in Italia e nei quali Hosting Solutions è attiva da tempo, è chiaro che anche in questo caso tutti i Paesi dell’UE dovranno far fronte alle insidie del periodo post-Brexit. L’uscita del Regno Unito non è ovviamente istantanea e richiederà diversi anni per essere ultimata ma la confusione regna già sovrana, almeno dall’altra parte della Manica: “C’è panico e forte preoccupazione fin dal giorno del voto” dichiara ad esempio un consulente di uno studio privato legale londinese; “Diverse compagnie dico ‘Aiuto. Non sappiamo cosa fare. Siamo totalmente dipendenti dalla libera circolazione dei dati” ha aggiunto un altro avvocato interpellato da un noto portale estero.

Privacy e gestione dei dati

La spina nel fianco principale di chi opera nell’ICT è la cosidetta General Data Protection Regulation (GDPR)un Regolamento approvato ad Aprile 2016 che disciplinerà il trattamento dei dati  a partire da Maggio 2018: dai servizi di raccolta dati utente offerti dall’advertising o dai social network (ad esempio le pagine Facebook dalle quali è possibile scoprire la fascia d’età, gli interessi etc dei visitatori della pagina aziendale) fino all’ecommerce (es: un libro ordinato da marketplace Amazon italiano e destinato ad un cliente britannico) ed alla gestione dei data center, le aziende interessate dovranno sottostare a nuove direttive (maggiori diritti per i cittadini con possibilità di chiedere anche l’eliminazione o modifica dei dati personali forniti in precedenza).

Con la Brexit il mercato digitale unico al quale si stava infine per giungere verrà meno o subirà comunque una battuta di arresto – lasciando nell’assoluta incertezza le imprese. Secondo alcuni, il Regno Unito potrebbe adottare una normativa simile a quella UE: in questo caso le aziende dovrebbero riadattare le proprie strategie organizzative – sostenendo dei costi maggiori rispetto a quelli preventivati da Maggio 2018 in poi. Secondo altri si potrebbe sfruttare la situazione per proporre delle norme più snelle rispetto a quelle UE – la semplicità non sembra essere una delle qualità del GDPR per un rappresentante legale di AvePoint (software vendor statunitense).

Scenari incerti

Tenendo presente che nè ai piani alti di Bruxelles nè tantomeno a Downing Street si è in grado di prevedere le reali conseguenze della Brexit, chiudiamo il post con una panoramica degli scenari, ipotizzati dagli analisti, ai quali potrebbe andare incontro il mercato cloud ed ICT dell’UE sul medio e lungo termine:

  • nessun sostanziale cambiamento. Previsione tra le più ottimistiche che si aspetta un superamento del periodo di incertezza da parte del Regno Unito. Le aziende ed i giganti statunitensi continueranno a prediligere Londra e d’intorni come base per agire sul Vecchio Continente ed il mercato riprenderà a crescere.
  • Un vantaggio per gli altri Paesi rimasti nell’Unione Europea. Le aziende preferiranno disimpegnare i propri fondi dal Regno Unito rivolgendosi ad altri stati membri dell’Unione (Irlanda, Germania etc.) che si avvantaggeranno quindi della Brexit.
  • Un rallentamento del mercato europeo. Come detto in apertura le condizioni per l’uscita dall’UE devono essere ancora negoziate. Per alcuni analisti un’eccessiva durata delle “contrattazioni” potrebbe spingere le aziende ed investire più ad oriente, in attesa che la situazione nell’UE sia più chiara. Questa ipotesi è per ora poco plausibile anche alla luce delle recenti dichiarazioni di AWS – è stata confermata l’arrivo della region del Regno Unito nel 2017.
  • Frammentazione del mercato. La previsione meno ottimistica è quella che ipotizza la fine dell’avventura europea. La Brexit convincerà anche altri stati membri ad affrontare il tema del “leave” o del “remain” e l’UE che finirà per sgretolarsi. Le regolamentazioni comunitarie saranno quindi un lontano ricordo e ciascun Paese avrà completa giurisdizione in materia. In questo complesso scenario, i provider internazionali avranno molta difficoltà nel destreggiarsi nella giungla burocratica dei vari Paesi e cederanno il passo ai provider nazionali.