Il cloud computing conquista le aziende italiane. E’ importante notare che, come sottolinea il più recente rapporto dell’Osservatorio Cloud Transformation, “quando si parla di cloud non si fa più riferimento ad un cambiamento strettamente tecnologico, ma a un vero e proprio ripensamento dell’organizzazione che consenta di sfruttare le opportunità messe a disposizione”.
Uno dei principali temi su cui si sofferma il report è la necessità per le imprese di migliorare l’agilità dei sistemi informativi e gestire in modo efficace e granulare ambienti ibridi e multi cloud: essendo ormai la fase d’accettazione ed implementazione alle spalle, “in tutti settori è ormai riconosciuto come un elemento imprescindibile per rendere l’azienda più rapida nel rispondere ai cambiamenti”, è infatti ora di “andare oltre la connessione statica di servizi infrastrutturali e applicativi eterogenei e lavorare con una logica nuova e dinamica orientata alla flessibilità”, afferma Stefano Mainetti (responsabile scientifico dell’Osservatorio).
In quest’ottica è prevedibile aspettarsi una crescita costante della domanda per figure professionali correlate direttamente al trend appena menzionato (ma non solo), tra le più “quotate” sul mercato del lavoro figurano:
- cloud security specialist (menzionato dal 32% delle imprese), coordinatore delle strategie di sicurezza per i sistemi interni ed i servizi cloud;
- cloud architect (30%), funzione di coordinamento tra la struttura aziendale e cloud, ideatore delle strategie cloud e responsabile della loro messa in atto;
- cloud specialist (27%), in qualità di esperto conoscitore del mercato cloud è una figura in grado di supportare i processi di migrazione e scegliere le tecnologie più adeguate alle esigenze dell’azienda;
- cloud operations administrator (25%), figura centrale di una serie di processi nel cloud (in gergo operations), dai deploy fino alla risoluzione di problematiche varie (incident resolution) ed all’automatizzazione stessa delle operations;
- cloud systems engineer (25%), assegnato alla gestione sistemistica; “[supporta l’evoluzione strutturata di tutte le risorse IT aziendali]”;
- cloud native devops engineer (17%), “supporta una maggiore continuità tra le attività di sviluppo, rilascio e gestione di applicazioni”, conoscitore dei paradigmi cloud native e degli strumenti devops.
Altre considerazioni estrapolate dal comunicato
- L’82% delle imprese medie/grandi utilizza almeno un servizio cloud pubblico, nel 23% dei casi questi ultimi vanno ad interessare processi ritenuti cruciali per il business stesso dell’azienda (in gergo “core”);
- L’8% delle aziende dispone di appositi team cloud; un altro 13% ha in programma di formarne uno a breve; in generale è comune che alcuni dipendenti, anche in assenza di un team apposito, dedichino parte del proprio tempo a questioni inerenti al cloud;
- nel 25% dei casi il cloud è considerato una scelta preferenziale per l’avvio di nuovi progetti, nel 6% imprescindibile/obbligatoria;
- il settore ibrido e cloud pubblico vale più della metà del valore totale (1,24 mld di euro), in crescita del 28% rispetto al 2017. La spesa si suddivide, in ordine di importanza, tra manifatturiero (25% del valore), bancario (20%), telco e media (15%) ; servizi ed utility (pari merito al 10%); pubblica amministrazione e sanità, retail e grande distribuzione (entrambe all’8%), assicurativo (5%);
- il settore virtual e hosted private cloud si aggira attorno ai 593 milioni (mln), in aumento del 14%; i restanti 500 mln arrivano dal segmento automatizzazione data center e convergenza, la cui crescita rimane piuttosto contenuta (+4%);
- I servizi SaaS incrementano la propria presenza nei listini degli operator, stabile la diffusione del comparto IaaS con le soluzioni storage in consolidamento.
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