Dal cloud alla colocation (e viceversa). Analisi delle strategie aziendali.

Cloud

Rackspace è un brand noto nel panorama IT. L’azienda ha contribuito non solo alla nascita di OpenStack, la più utilizzata piattaforma cloud open source, ma ha rivaleggiato per un certo periodo con i big del settore IaaS come AWS e Google. Non potendo reggere il loro passo si è successivamente “reinventata” come intermediario tra le aziende e le grandi piattaforme cloud occupandosi di gestire vari servizi ed offrendo soluzioni colocation.

Secondo Matt Bradley (chief strategy officer Rackspace) le aziende vogliono chiaramente alleggerire le infrastrutture on premise affidando le proprie applicazioni ad una molteplice schiera di provider, sia cloud che colocation. E’ un mix di diversi elementi, aggiunge Bradley: un cliente può ad esempio decidere di mantenere i dati mission critical on premise ma affidarsi a noi per servizi managed private cloud, managed public cloud, colocation etc.

Gli analisti di 451 Research sono dello stesso avviso delineando in modo più preciso il trend attraverso le consuete cifre: in riferimento al mercato data center, osservano, il cloud è il segmento che gode dei più alti tassi di crescita. Tra il 2017 ed il 2020 i metri quadri destinati ad ospitare infrastrutture cloud toccheranno il +16% (CAGR) mentre la colocation si accontenta di un +7%. Situazione simile anche per quanto riguarda la capacità globale dei data center: l’on premise enterprise calerà dal 77% al 73% a vantaggio dei cloud (dall’8% all’11%) e dei colocation provider (dal 15% al 16%).

“Il trend è che la capacità [data center] è in [fase di] redistribuzione. Le applicazioni stanno andando [da ambienti] on premise ad off premise, ed andranno sia nel cloud pubblico che dai colocation provider” si legge nel rapporto.

Da colocation al cloud e viceversa

Un dato che ha colpito gli analisti è quello che riguarda l’accentuata mobilità delle applicazioni. Delle 454 aziende interpellate, il 62% ha affermato di aver spostato negli ultimi due anni le proprie app nel cloud. Tra i principali motivi alla base di tale scelta le maggiori funzionalità dei servizi cloud (59%), i prezzi più convenienti (63%), la possibilità di soddisfare in modo più efficace imprevedibili picchi di lavoro (39%), le accresciute opzioni di backup del cloud (32%).

“[C’è un grande interesse per i servizi cloud e la loro facilità d’utilizzo]. Non c’è alcun data center da gestire ed il costo del cloud pubblico è in continua diminuzione. […] I cloud provider hanno [inoltre] svolto un fantastico lavoro [nell’offrire] ad organizzazioni e sviluppatori strumenti ricchi di funzionalità per lo sviluppo e test delle loro applicazioni. [Il cloud esercita una grande attrazione]”.

Nella stessa finestra temporale un 41% ha però dichiarato di aver effettuato l‘operazione opposta (dal cloud alla colocation). Come si spiega il curioso trend? I clienti stanno ancora cercando di capire quale sia la soluzione più adatta alle proprie esigenze di business ed all’infrastruttura digitale di prossima generazione alla quale stanno lavorando.

Addentrandoci più a fondo nel rapporto si scopre che chi ha abbandonato la nuovola: ha riscontrato problemi di latenza o ritenuto deludenti le prestazioni del servizio (47%); ritiene più bassi i prezzi dei colocation provider (45%); considera maggiormente prevedibili le spese da sostenere via colocation (39%); preoccupazioni riguardanti la sicurezza online (37%); ritiene più adatta la colocation all’esecuzione di una o più app (34%); preferisce la colocation perchè in grado di soddisfare determinati requisiti normativi (13%).

Interessanti le affermazioni circa i prezzi di listino e la prevedibilità dei costi. 451 Research ricorda a questo proposito che nel cloud le aziende vanno incontro a molteplici problematiche come ad esempio le “VM dimenticate”: una volta che i dipendenti non necessitano più di una VM la lasciano semplicemente “attiva”, senza distruggerla. La compagnia continua tuttavia a pagare un, seppur basso, corrispettivo che sommato ad altre decine di casi simili può portare a fine anno ad un maggiore esborso.

“Il valore della colocation risiede nel più basso rischio e nel maggiore controllo [;] i colocation provider [offrono elevate prestazioni ed in questo ambito godono di un netto vantaggio nei confronti del cloud]. […] A differenza dei data center del cloud pubblico, per evitare cali prestazionali i colocation provider offrono solitamente sistemi ridondanti multipli” aggiunge in conclusione un analista di 451 Research.

Fonte: 1