Chrome: in arrivo grandi novità dall’antitrust americana

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Che le istituzioni antitrust siano da anni sul piede di guerra contro la posizione evidentemente dominante di Google nel mercato della raccolta dati e di tutto ciò che ne consegue, come le attività di digital marketing, SEM, eccetera, è ormai cosa nota a tutti. Negli ultimi giorni però è uscita fuori un’indiscrezione che, se confermata, metterebbe l’azienda di Mountain View abbastanza alle strette seppure senza, forse, penalizzarla al 100%.

Pochi giorni fa Bloomberg ha dichiarato che potrebbe infatti esserci una clamorosa novità voluta dal Dipartimento di Giustizia statunitense che dovrebbe portare l’azienda Google all’ipotesi di cedere il browser Chrome. Tutto questo nasce chiaramente dalla posizione dominante di cui sopra a partire dal fatto di essere, per esempio, inserito come browser di default in una lunga serie di dispositivi, aggiungendo anche la raccomandazione nei confronti di Android di modificare questa tendenza. I giudici ritengono che Google Chrome sia un asset fondamentale di Google, vista la quantità di dati che permette di raccogliere a livello globale, basti solo pensare che circa il 66% degli utenti di tutto il mondo lo utilizza. Dai piani alti di Alphabet, azienda proprietaria di Google, stanno filtrando le prime indiscrezioni, con le ovvie critiche alla giustizia americana che viene additata come un’istituzione che sta cercando di fare interessi ben diversi da quelli dichiarati. La difesa dell’azienda è basata sul fatto che le soluzioni offerte siano di qualità, al contrario non verrebbero utilizzate così tanto globalmente. Annunciando che dopo la sentenza verrà avanzato sicuramente un ricorso, Google ha anche aggiunto che fintantoché esiste la possibilità di inserire altri browser come predefiniti.

La giustizia americana, nei mesi scorsi, ha provato a proporre alternative al monopolio esercitato da Chrome, come ad esempio la partnership con Apple ed altri per far sì che Google rimanga il motore di ricerca principale e predefinito. Addirittura, il Department Of Justice chiede azioni significative come evitare la spinta per le sue soluzioni come YouTube o la “nuova” intelligenza artificiale Gemini. Questo adesso tuttavia rientra in uno scenario che, dalla vittoria di Trump alle presidenziali, assume tinte un po’ più fosche, poiché se Biden aveva iniziato alcune riforme per modificare il mercato delle big tech americane, il nuovo presidente sembra andare in direzione del tutto opposta, pertanto potrebbe finire tutto in modo molto più distensivo.

Dal punto di vista degli utenti è chiaro come, anche vendendo Chrome ad altro acquirente, il numero di utilizzatori non diminuirebbe, poiché la qualità del servizio è oggettivamente alta, mentre sull’essere il migliore o peggiore browser del mondo non è corretto pronunciarsi. Senza dubbio sarebbe auspicabile, come segnalato anche dal dipartimento di giustizia, una maggior chiarezza in merito ai costi, considerati poco trasparenti. Andando avanti con le richieste, sembra che le istituzioni americane vogliano chiedere anche a Google di condividere indici di ricerca e dati raccolti per poter dare modo ai competitors di recuperare il terreno perso rispetto al principale attore del mercato. Oltre all’obbligo di vendita di Chrome, l’azienda riceverebbe anche il divieto di pubblicazione di un altro browser e di finanziare altre aziende produttrici di motori di ricerca, strumenti pubblicitari e intelligenza artificiale.

Tanti esperti si stanno pronunciando su questo argomento e non manca lo scetticismo in merito alle decisioni prese dai giudici USA, questo perché per molti, che danno ragione a Google in questo, il mercato sarebbe già aperto alla concorrenza. È ovvio come mettere a disposizione di tutti i dati raccolti negli anni dal colosso di Mountain View possa colmare il gap, ma va considerata anche la “potenza di fuoco” di Google a livello infrastrutturale e di quantità di dati raccolti da altri servizi come Maps. L’unica piattaforma che, forse, potrebbe portare ad un abbandono di Chrome potrebbe essere un qualcosa di più nuovo e legato alla AI, che potrebbe arrivare, sempre secondo gli esperti, nel caso in cui l’iniziativa del dipartimento di giustizia andasse a segno.

 

Fonti: 1, 2, 3