Sin dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina si è sentito parlare dei vari attacchi effettuati dal noto gruppo hacker Anonymous verso il paese di Vladimir Putin per cercare di metterlo in difficoltà. Anonymous, lo ricordiamo, è descrivibile come un movimento di hacker di tutto il mondo, senza un paese principale di riferimento e del quale non si conoscono nemmeno le esatte dimensioni. Ovviamente il tutto si svolge nel totale anonimato dei partecipanti, che scelgono obiettivi sensibili, li colpiscono e poi rivendicano l’accaduto firmandosi come Anonymous.
Tornando al conflitto, Anonymous si è apertamente schierato a sostegno dell’Ucraina sferrando vari attacchi fin dalle prime ore. In questo articolo faremo una breve rassegna su tutti gli obiettivi colpiti dal gruppo hacker e cosa hanno comportato tutti questi attacchi.
Il 24 febbraio, quindi dopo poche ore dall’inizio delle ostilità, Anonymous ha iniziato a colpire la Russia attaccando e bloccando diversi siti istituzionali e quello di RT, principale canale di propaganda pro-Putin, diventati irraggiungibili ma soltanto per coloro che si collegavano da territori esterni alla Russia. Congiuntamente a queste interruzioni di servizio, Anonymous ha diffuso un tweet dichiarando ufficialmente di essere in cyberwar contro il paese di Putin. L’attacco successivo è arrivato poco tempo dopo, il 25 febbraio, quando sono stati resi disponibili i dati rubati dal ministero della difesa russo. Sempre tramite Twitter è stato condiviso un link dal quale effettuare il download, sebbene lo stesso ministero abbia smentito il data breach.
Saltiamo di un altro giorno ed andiamo al 26 febbraio, quando i bersagli sono diventate le televisioni di stato russe, sulle quali anziché i classici programmi televisivi sono state trasmesse canzoni tipiche ucraine ed immagini della guerra. Questo potrebbe essere definito come il primo attacco che è andato a colpire attivamente il sistema propagandistico di Putin. Questo perché in Russia tali immagini non sono mai state trasmesse se non in minima parte e per giustificare quella che è stata raccontata al popolo come una missione più umanitaria che di conquista.
Passano altri due giorni ed è il turno delle principali compagnie petrolifere come Gazprom, Lukoil e Rosneft, i cui siti sono stati resi irraggiungibili nella giornata del 28 febbraio. Congiuntamente, gli hacker hanno anche dichiarato di aver colpito i siti governativi della Bielorussia, paese che sta aiutando la Russia nell’invasione. Sempre nella stessa giornata, Anonymous ha diffuso un lungo video in cui esorta gli hacker di tutto il mondo ad unirsi alla lotta e per lanciare la sfida a Putin, esortandolo a tenersi pronto per le gravi conseguenze dei suoi gesti.
Il 27 febbraio viene attaccato invece lo stesso presidente russo andando a colpire il suo yacht Graceful. Per poterlo attaccare, gli hacker sono andati a cercarlo su un portale per il tracciamento delle imbarcazioni di tutto il mondo e, una volta trovato, sono riusciti ad entrare nel sistema di identificazione automatica che comunica i dati per il tracciamento di cui sopra. Dopo aver avuto accesso, gli hacker hanno rinominato la nave FCKPTN (Fuck Putin) e l’hanno geolocalizzata sull’Isola dei Serpenti nel Mar Nero. Oltre a questo, è stata cambiata la rotta ed è stato inserito HELL, ovvero Inferno.
Durante il mese di marzo ovviamente gli attacchi si sono ancora intensificati alzando ancora di più il tiro. Ciò che tengono a precisare a margine di ogni offensiva è che non vengono colpite strutture necessarie al popolo russo ma soltanto quelle governative e quelle personali di Putin. Per tutto il mese, pertanto, sono stati resi pubblici tantissimi documenti riservati riguardanti soldati russi, altri quarantamila dell’istituto sulla sicurezza nucleare russa ed utilizzato le recensioni di portali come TripAdvisor e Google Maps per uno scambio di informazioni che raggirasse la censura.
È proprio quest’ultimo punto, quello delle informazioni su cosa sta succedendo in Ucraina, a muovere Anonymous verso una lunga serie di attacchi. Per molte offensive lanciate nel mese di marzo infatti sono stati creati portali di invio SMS per diffondere a milioni di numeri russi le vere informazioni sulla guerra in Ucraina, che come abbiamo detto non viene del tutto raccontata in terra sovietica. Dopo aver violato anche stampanti e webcam per trasmettere messaggi anti-Putin, Anonymous si è di nuovo concentrato sugli attacchi alle istituzioni come la Banca di Russia, minacciando la pubblicazione di file e contratti segreti. Dopo aver attaccato anche Nestlé, ovvero una delle poche aziende che non hanno lasciato la Russia dopo l’escalation, lo stato sovietico ha tentato di bloccare gli account Twitter del gruppo hacker, ricevendo per tutta risposta un ulteriore guanto di sfida, ovvero la perpetrazione degli attacchi fin quando le truppe russe non avranno abbandonato lo stato ucraino.
La partita ovviamente non è chiusa, come sappiamo, e sia la Russia che i vari gruppi hacker porteranno avanti le loro offensive. Resta solo da scoprire quali saranno i prossimi episodi di questa cyberwar.
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